Uno
studio sul significato spirituale del Tabernacolo
- a cura del
Centro Comunitario Evangelico Castellanza (VA) -
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Capitolo 7:
Il pane della vita
«Gesù
disse loro: Io sono il pane della vita; chi viene a Me
non avrà fame, e chi crede in Me non avrà mai sete»
(Giov.6:35)
1. Il
vero cibo e la vera bevanda
2. Voi
in Me ed Io in voi
3. Cristo
in me ... ma come?
4. Una
sola tavola
5. Nel
cospetto dell'Eterno
6. Date
loro da mangiare
7. La
libazione
1. Il
vero cibo e la vera bevanda
Di fronte al
candelabro, verso il lato settentrionale del
tabernacolo, era posta la tavola (Esodo 25:23-30).
Non la potremmo vedere se
non ci fosse la luce del candelabro doro.
Il
significato spirituale della tavola
rimarrebbe nascosto se lo Spirito Santo
non ci venisse in aiuto con la Sua
illuminazione.
Sopra
la tavola c'era il pane della presentazione,
costituito da dodici focacce (Lev. 24:5).
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Cristo è il vero
pane, il vero cibo spirituale che ci dà vita.
Egli dice: «Come il
vivente Padre Mi ha mandato e Io vivo a cagion del Padre,
così chi Mi mangia vivrà anchegli a cagion di Me.
Questo è il pane che è disceso dal cielo; non qual era
quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di
questo pane vivrà in eterno» (Giov. 6:57-58).
Il
vino ci parla del sangue di Cristo, la vera bevanda (Giov. 6:55).
La
tavola ci ricorda dunque la Santa Cena,
lespressione simbolica della comunione di
Cristo con i Suoi. |
2.
Voi in Me ed
Io in voi
Come abbiamo visto,
il tabernacolo ci presenta una figura materiale di
una grande verità: NOI IN CRISTO.
Come le assi sono coperte dalle tende, così i
credenti sono coperti da Cristo.
La morte di Cristo è diventata la loro morte, la
vita di Cristo è diventata la loro vita.
Sono eletti in Lui, sono eredi in Lui, sono
seduti nei luoghi celesti in Lui.
Sono stati ricoperti della gloria di Cristo.
Ogni cosa che Cristo è, ha e fa, lo sono, hanno
e fanno anche loro in Lui.
La tavola ci
presenta unaltra grande verità: CRISTO
IN NOI.
Come i pani sono sulla tavola, così Cristo
dimora nel cuore dei credenti, nascosto dentro il
più intimo del loro essere, nel loro spirito.
La realtà noi in Cristo
descrive la nostra POSIZIONE in
Lui; la realtà Cristo
in noi descrive
la nostra COMUNIONE con Lui.
È chiaro che non possiamo godere la
comunione con Cristo se la nostra posizione non è in Lui:
la tavola sta dentro il
santuario, non fuori!
Il
candelabro ci fa vedere il pane sulla tavola; così
lo Spirito Santo ci rivela la presenza di Cristo in
noi (1ª Giov. 3:24; 4:13).
Il
candelabro ci parla della luce dello Spirito Santo
nella vita dei credenti (Efes.
1:17-18; 2 Cor. 4:6) e anche della luce
che i credenti, per mezzo dello Spirito Santo, fanno
risplendere nel mondo (Matt.
5:14-16).
Nello stesso modo, la tavola ci parla della presenza
di Cristo nel cuore dei credenti, e anche della
presenza di Cristo che i credenti manifestano nel
mondo.
3. Cristo
in me ... ma come?
Come possiamo
sperimentare questa gloriosa realtà: Cristo in
noi?
Cristo
ci ha promesso: «Dimorate
in Me, e Io dimorerò in voi» (Giov. 15:4).
Occorre
avere fede in Lui e praticare lamore
fraterno per dimorare in Cristo (1ª Giov. 3:23-24)
e dimorando in Cristo,
Egli dimorerà in noi.
Caro amico, tu puoi essere certo di
questa promessa!
Tu
credi in Gesù?
Hai accettato la
morte e la risurrezione di Cristo come la tua
propria morte e risurrezione?
Ti sei affidato alla Sua potenza, sei entrato nel
santuario per fede?
Hai accettato in amore tutti i tuoi fratelli come
membra dello stesso corpo di Cristo?
Allora
sei in Cristo, e puoi essere sicuro che Cristo è
entrato in te. Afferrati per fede a questa verità!
Ripetilo a te stesso: IL RE
DELLUNIVERSO REGNA NEL MIO CUORE.
É una verità non perché la senti,
ma perché Cristo ha promesso
di abitare in te nel momento in cui tu sei
entrato in Cristo.
Sentirai questa verità nella misura
in cui la accetti per FEDE. É per la FEDE che
Cristo abita nel tuo cuore (Efes. 3:17).
I pani non erano
soltanto qualche volta sulla tavola; vi erano del
continuo (Esodo 25:30; Lev. 24:8).
Così
la presenza di Cristo in te è permanente, nei
momenti in cui te ne accorgi e anche quando non
te ne accorgi, Cristo ha fatto dimora
in te (Giov.14:23),
non solo per qualche momento bello, ma per sempre.
Basta che tu rimanga in Lui.
La tavola aveva una
cornice alta quattro dita, per
impedire che i pani cadessero per terra
nel caso che il suolo del deserto fosse poco
appianato.
Così
Cristo rimarrà in te anche quando ti trovi in
circostanze tristi e scabrose.
4. Una
sola tavola
Cè un
solo tabernacolo, cè un
solo Spirito, e cè pure una
sola tavola con un
solo pane (Efes. 4:1-6).
Non possiamo avere
comunione con Cristo se non siamo disposti ad avere
comunione con i nostri fratelli
(1ª
Giovanni 3:23).
Che cosa ci lega
luno allaltro?
Non è il fatto che abbiamo lo stesso carattere.
Non è nemmeno il fatto che abbiamo lo stesso
comportamento o lo stesso livello di cultura,
santità o morale.
Non è neppure il
fatto che siamo daccordo luno con
laltro in tutti i dettagli della dottrina.
Quello che ci lega è
il fatto che Cristo abita in noi.
Purtroppo
questo non ci basta!
Siamo
spesso già così poco convinti che Cristo
abiti in noi stessi; si capisce che è ancora
più difficile credere che Cristo abiti anche
nel nostro fratello.
La presenza di Cristo,
questo tesoro di gloria, è troppo nascosta nei
vasi di terra, quei duri involucri della nostra
educazione e cultura, delle nostre esperienze e
dottrine predilette, dei nostri sentimenti e del
nostro vanto; in altre parole, la presenza di
Cristo in noi è nascosta dalla nostra carnalità.
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È chiaro che possa esserci vera
comunione solo dentro il santuario, dove il peccatore
redento ha accettato la sua morte con Cristo, la morte di
tutto ciò che prima gli era caro (Filipp.
3:4-9).
Il suo vaso di terra si è screpolato, e attraverso le
crepe si vede in lui un po del vero tesoro, che è
Cristo.
Più sono numerose le crepe e più si manifesta la gloria
di Cristo in lui (2 Cor. 4:7-12).
Beata
la comunità dove lunità non è basata
sulluniformità dei vasi, ma sulla presenza di
Cristo in ognuno dei membri.
Beati
quelli che sanno che Cristo è lunica cosa
bella in loro.
Fra
di loro regna non il vanto ma la GRAZIA; non
linvidia ma lAMORE.
Lì
cè la vera unità, la vera comunione.
5. Nel
cospetto dell'Eterno
«E
metterai sulla tavola il pane della presentazione, che
starà del continuo nel Mio cospetto» (Esodo 25:30).
La parola ebraica
tradotta con presentazione
significa letteralmente cospetto,
faccia.
Il primo scopo
del pane non era il nutrimento dei sacerdoti, ma
la sua presenza davanti al cospetto
dellEterno.
È vero, la presenza di Cristo in
noi è una grande gioia per il nostro cuore, è cibo per
la nostra anima ... ma questo non è la cosa più
importante.
Il punto principale è la gioia che gode il Padre
celeste quando vede il Suo Figlio sul trono del nostro
cuore!
La cosa più
sublime in tutto luniverso è lamore
del Padre per il Figlio. Ogni cosa Dio lha
creata per Lui, lErede delluniverso.
Perciò Egli è ripieno di gioia quando vede la
presenza del Figlio in noi, come il pane disceso
dal cielo.
Questo pensiero ci deve
riempire di una grande allegrezza:
CRISTO
IN ME È LA GIOIA DELLALTISSIMO.
Io rallegro il Padre celeste perché Cristo è in me!
Anche se tutto ciò che io sono per natura non può
far altro che rattristarLo, Cristo in me Lo rallegra.
Non dovrebbe la gioia
del Padre essere pure la nostra?!
6. Date
loro da mangiare
Cristo in noi è
il pane della presentazione;
deve essere chiaramente esposto nel nostro cuore in
modo che sia ben visibile al Padre celeste, agli
angeli (1 Cor. 4:9),
ai demoni (Efes. 3:10),
a noi stessi e anche al mondo.
Dobbiamo così cibare le moltitudini (Marco 6:37).
Ma quale è il cibo
che diamo loro?
Cibarle
materialmente fa parte del nostro dovere ma non
è la cosa più importante.
Dare
a tutti un evangelo (o un opuscolo
che parli dellevangelo) può essere un
mezzo potente con cui lo Spirito Santo porta
anime a Cristo ... , ma ci vuole di
più.
Il
vero opuscolo dobbiamo essere noi stessi,
come una lettera di Cristo
(2ª Cor. 3:2-3).
Il vero cibo che dobbiamo distribuire è Cristo
stesso in noi.
Lunico che
può sfamare il mondo è Cristo (Giov. 6:33). E
lunico posto dove Cristo si trova su questa
terra è IN NOI.
Se
Cristo è in te fornirai il cibo giusto
allumanità che muore; lo fornirai nella
misura in cui Cristo si può manifestare
attraverso le crepe dolorose nel tuo
vaso dì terra.
Cristo
si manifesta perfettamente solo nella tua
debolezza (2ª Corinzi 12:9).
Vedrai
che guadagnerai anime a Cristo proprio in quei
momenti in cui ti senti assolutamente incapace di
farlo, nel momento in cui le tue parole sembrano
vuote e le tue esperienze fasulle e
contraddittorie, in tempi di malattia e
persecuzioni, in quei giorni tristi in cui hai
solo Cristo e nientaltro.
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7. La
libazione
Sulla tavola non
cera solo pane, cerano anche le coppe, i
calici e le tazze da servire per le libazioni.
Una libazione è un sacrificio di
vino che viene versato.
La Santa Cena non è
completa se cè solo pane
senza vino; la
nostra comunione con Cristo non è completa se
mangiamo solo la Sua carne senza bere il Suo sangue.
Il pane ci presenta la gloriosa vita di
risurrezione e splendore di Cristo che nasce nel
nostro cuore per mezzo della Sua presenza.
Il vero significato del vino, della libazione, ci
viene spiegato nel NUOVO Testamento.
«E
se anche io debba essere offerto a modo di libazione sul
sacrificio e sul sevizio della vostra fede, io ne gioisco
e me ne rallegro con tutti voi» (Filipp. 2:17).
«Quanto
a me io sto per esser offerto a modo di libazione, e il
tempo della mia dipartenza è giunto» (2ª Tim. 4:6).
Da questi versetti
comprendiamo che Paolo sta parlando del suo martirio
per Cristo. Ne parla gioiosamente sapendo che il
soffrire e il morire per Cristo è un alto onore (Atti 5:41).
La
nostra comunione con Cristo non è completa se
non partecipiamo alle Sue sofferenze e alla Sua
morte.
Come
potremo essere la sposa di Cristo senza aver
sperimentato nulla di tutto quello che Egli ha
sofferto?
Non
Lo comprenderemmo, saremmo come estranei.
Perciò
il corpo di Cristo deve soffrire come Cristo ha
sofferto (Coloss. 1:24),
il numero di quelli che versano il loro sangue
per Cristo deve completarsi (Apoc. 6:11).
Senza
queste sofferenze non ci sarebbe gloria (Matt. 5:11-12;
Rom. 8:17; 2 Tim. 2:11-12; Apoc. 20:4).
Gli
apostoli ed i profeti hanno dato una grande
dimostrazione della potente vita di Gesù in loro
- infatti, non era grandioso vedere i malati
guarire quando passava lombra di Pietro?
Nello
stesso tempo però sono stati partecipi delle
sofferenze di Gesù.
La
seconda cosa era per loro tanto importante quanto
la prima.
Paolo ha scritto: «...
in guisa che io possa conoscere esso Cristo, e la potenza
della Sua risurrezione (pane),
e la comunione delle Sue sofferenze (vino),
essendo reso conforme a Lui nella Sua morte, per giungere
in qualche modo alla risurrezione dei morti» (Filipp. 3:10-11).
Procacciamo anche noi
questa piena comunione col Salvatore e Re Gesù,
lunico nostro tesoro.
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